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“Divina immagine del grande ideale”. Dostoevskij, Raffaello e i russi

2021 фото кабинета

Nel 2021 ricorre il bicentenario della nascita di uno dei maggiori scrittori russi, Fëdor Michajlovič Dostoevskij, che vide la luce a Mosca l’11 novembre 1821 (il 30 ottobre secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia). Il fatto che l’anno appena terminato sia stato contrassegnato, soprattutto in Italia, da una ricca serie di eventi celebrativi del cinquecentenario dalla scomparsa di Raffaello Sanzio ci dà l’occasione di ricordare il grande amore di Dostoevskij in particolare e dei russi in generale, per l’opera del “divin pittore” di Urbino.

Tra tutte, la sua prediletta era la Madonna Sistina, che non mancava mai di andare a vedere quando si trovava a Dresda. Come accadde in occasione del primo soggiorno in quella città con la seconda moglie Anna Grigor’evna Snitkina, durante il lungo viaggio all’estero che fece seguito la loro matrimonio. Così scrive Anna nei suoi Ricordi:

Mio marito attraversò tutte le sale senza sostare, conducendomi direttamente davanti alla Madonna Sistina. Considerava questo dipinto il massimo capolavoro creato dal genio umano. Lo vidi in seguito fermarsi per ore davanti a quella visione di bellezza senza uguali, che ammirava con tenerezza e trasporto. (…)

Facevamo colazione insieme e subito dopo visitavo qualche collezione d’arte per conto mio. Alle due in punto mi recavo alla Pinacoteca, dove ero certa di trovare mio marito, e ammiravamo insieme i suoi quadri preferiti, che presto divennero anche i miei. F. M. anteponeva Raffaello a tutti gli altri artisti e, tra le sue opere, più di ogni altra gli piaceva la Madonna Sistina.

Una riproduzione della Madonna Sistina era appesa nel suo studio, proprio al di sopra di quel divano dove lo scrittore si spense nel 1881. Gli era stata regalata dalla vedova del poeta Aleksej Tolstoj, con cui ebbe un’intensa frequentazione nel 1879-1880. Così Anna riporta l’episodio:

Parlando con lei della Galleria di Dresda, F.M. disse che apprezzava molto la Madonna Sistina; e tra l’altro aggiunse che gli dispiaceva di non poter trovare una buona riproduzione fotografica di quel quadro. (...) Alcune settimane dopo questo discorso, una bella mattina, mentre F.M. dormiva, venne Solov’ëv con una grande scatola di cartone, nella quale era una magnifica copia della Madonna, in grandezza naturale, ma senza le figure che la circondano. Vladimir Solov’ëv, grande amico della contessa, mi disse che ella aveva scritto a Dresda e aveva commissionato a certi suoi conoscenti quella fotografia, che regalava a F.M., perché egli avesse un buon ricordo di lei. Essendo già la metà di ottobre, pensai di mettere la riproduzione in cornice e di regalarla a F.M. il 30 ottobre, giorno del suo compleanno. (…) Alla vigilia del 30 ottobre fu portata la fotografia, e la mattina del 30, mentre F.M. prendeva il tè in sala da pranzo, fu collocata sopra il suo divano. (…) la meraviglia, l’entusiasmo di F.M. quando vide la sua tanto amata Madonna, non ebbero limiti. (…) Quante volte, in seguito, lo trovai davanti a questo quadro, in una tale estasi che non mi sentiva entrare e io, per non disturbarlo, uscivo senza far rumore.

Lo scrittore fu tanto colpito da quest’opera, da scriverne nei suoi romanzi.

In Delitto e castigo (Преступление и наказание, 1866), nel suo primo incontro con Raskol’nikov il dissoluto Svidrigajlov afferma “ho saputo anche scrivere qualcosa a proposito della Madonna di Raffaello nell’album della signora Prilukova”. Nell’ultima parte del romanzo gli racconta che a lui, cinquantenne, hanno proposto di sposare una ragazzina sedicenne che porta il vestitino corto come una bimba, pare un bocciolo ancora chiuso, arrossisce di continuo: “Sapete, ha un visetto sul tipo della Madonna di Raffaello. La Madonna di San Sisto ha un viso fantastico, il viso doloroso di una demente, non vi ha colpito questo fatto?”, dice, incapace di vederne la profonda bellezza e dolcezza.

È nei Demoni (Бесы, 1873), che alla Madonna Sistina è dedicato maggiore spazio, anche se nel dialogo tra Varvàra Petrovna, la madre del protagonista Stavrogin, e Julija Michajlovna, protettrici e patrone di artisti, il quadro sembra aver smesso di esercitare il suo fascino sugli intellettuali russi. La prima racconta che l’anziano studioso Stepàn Trofìmovic “voleva anche scrivere sullo stato delle università tedesche contemporanee e, a quanto pare, ancora qualche cosa sulla Madonna di Dresda” e l’altra ribatte:

Sulla Madonna di Dresda? Sarebbe poi la Madonna Sistina? Chère Varvàra Petrovna, io passai due ore seduta dinnanzi a quel quadro e andai via delusa. Non avevo capito nulla ed ero assai meravigliata. Anche Karmàzinov dice che è difficile capire. Ora nessuno ci trova più nulla, né i russi, né gli inglesi. Tutta questa gloria l’hanno gridata i vecchi.

E quando più avanti Varvàra Petrovna a sua volta dichiara a Trofimovič che “Ormai nessuno, nessuno si entusiasma più per una Madonna e nessuno ci perde tempo, tranne i vecchi incartapecoriti” tentando di illustrargliene l’inutilità con prosaici esempi, lo studioso non si lascia persuadere, anzi, per la mattinata letteraria a cui è da lei invitato, sceglie di leggere “appunto qualcosa su questa regina delle regine, su questo ideale di umanità, sulla Madonna Sistina, che non vale, secondo voi, un bicchiere o una matita.” Ed è chiaro quale posizione sposi Dostoevskij.

Infine ne L’adolescente (Подросток, 1875) nel salotto di casa Versilov, oltre alle antiche immagini di famiglia, “al muro pendeva una magnifica incisione in grande della Madonna di Dresda e lì stesso, sulla parete di contro, una costosa fotografia, di enormi dimensioni, delle porte di bronzo del Battistero di Firenze”.

Dostoevskij conosceva anche altri quadri di Raffaello. A Firenze, dove tra il 1868 e il 1869, mentre lavorava al completamento de L’Idiota, abitò proprio in piazza Pitti, ebbe occasione di vedere la Madonna della Seggiola custodita nell’omonimo palazzo. Agli Uffizi “davanti al quadro di San Giovanni Battista, pure di Raffaello, restava rapito a lungo” annotò la moglie. Vide anche l’Estasi di Santa Cecilia a Bologna.

Ma l’interesse dei russi nei confronti dell’Urbinate ha radici ben più lontane. Se il quadro ritenuto di Raffaello donato a Pietro I si è rivelato poi essere opera di Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Caterina II acquistando la collezione di Pierre Crozat entrò in possesso della Sacra Famiglia con San Giuseppe imberbe (Святое семейство или Мадонна с безбородым Иосифом, tuttora all’Ermitage di San Pietroburgo) e del San Giorgio e il drago che condivise la sorte della Madonna d’Alba, acquistata da suo nipote Nicola I: messi in vendita negli anni Trenta, nell’ambito della politica di vendita di capolavori artistici per finanziare l’industrializzazione del Paese, furono più tardi acquisiti dall’imprenditore statunitense Andrew Mellon, che li destinò alla National Gallery di Washington dove si trovano tutt’ora.

L’interesse di Caterina per Raffaello non si limitò ai quadri. Colpita dalle Logge vaticane che aveva potuto conoscere attraverso le incisioni di Giovanni Volpato e Giovanni Ottaviani, affidò all’architetto Quarenghi il compito di crearne una copia in scala 1:1 per il suo Ermitage, che egli portò a compimento nel 1792. Se le misure sono le stesse dell’originale, non è così per i dipinti, che furono adattati. Per i disegni delle grottesche, eseguiti ad encausto, fu incaricato a Roma Cristoforo Unterperger, nativo di Cavalese. Un’attività che tenne impegnato per una decina d’anni l’artista e la sua bottega, a cui si devono pure le analoghe decorazioni destinate alla Sala degli arabeschi del palazzo del principe Stroganov, sempre a San Pietroburgo.

Ad Alessandro II si deve invece l’acquisizione della Madonna Connestabile (Мадонна Конестабиле), custodita nel Museo dell’Ermitage, che l’imperatore donò alla moglie Maria Aleksandrovna.

Oltre a Dostoevskij, furono numerosi gli scrittori e poeti che si ispirarono a Raffaello nei loro scritti. A cominciare da Aleksander Puškin, che con il Sanzio condivise l’età della morte, 37 anni, e che lo apprezzò fin dalla giovinezza. Nella poesia “Rinascita” («Возрождение»), fa cenno al restauro alla Sacra Famiglia dell’Ermitage; più tardi nel dramma Mozart e Salieri (Моцарт и Сальери, 1830) fa dire a Salieri: “Non mi diverte, quando un imbianchino di second’ordine/mi imbratta la Madonna di Raffaello” (Мне не смешно, когда маляр негодный // Мне пачкает Мадонну Рафаэля)

Nikolaj Gogol’, in occasione dei suoi lunghi soggiorni romani, ebbe occasione di vedere gli affreschi delle Stanza vaticane ed era a conoscenza dell’attività di Raffaello come architetto, tanto da esclamare: “Questo italiano è così dotato che tutto gli riesce”. Già nella lettera del 15 aprile del 1837 all’amico Aleksandr Danilevskij da Roma confessava: “Non puoi avere la minima idea di cosa sia Raffaello. Rimarrai in piedi dinanzi a lui muto e tutt’occhi”.

La Madonna Sistina rimane comunque la sua opera più popolare. Vasilij Žukovskij, che la vide a Dresda nel 1821, la definì “non un quadro, ma una visione”. Nel suo ultimo romanzo Terra vergine (Новь), del volto di Valentina Ivan Turgenev dice che “ricordava le sembianze della Madonna Sistina, con sorprendenti occhi profondi, vellutati”. Lev’ Tolstoj, che pure ne aveva una copia nella sua tenuta di Jasnaja Poljana, non ne fu conquistato, nonostante avesse avuto per lei parole d’ammirazione in una visita giovanile.

In realtà la Madonna Sistina in Russia ci fu “di persona”, ammiratissima preda di guerra giunta dalla Germania il 10 giugno del 1945. Per qualche anno scomparve nei meandri del Museo Puškin di Mosca, per riapparire nel 1955, con una mostra che durò dal 2 maggio al 20 agosto di quell’anno e che fu visitata da quasi un milione e mezzo di persone, prima di essere restituita alla Gemäldegalerie di Dresda. Tra chi fece un’interminabile fila per vederla ci fu anche Vassilij Grossman. Lo sguardo di Maria nel quadro di Raffaello evocò un angoscioso parallelo con le madri internate a Treblinka e lo portò a scrivere il racconto La Madonna Sistina noto anche con il titolo La Madonna a Treblinka (Сикстинская мадонна nell’originale).

Marina Mascher, vicepresidente Associazione culturale Rus’

Nell'immagine: fotografia dello studio di Dostoevskij nella sua casa di San Pietroburgo, dove si vede la riproiduzione della Madonna Sistina. Autore V. Traube, fine XIX secolo.

Bibliografia:

  • Marco Carminati, Raffaello pugnalato, Il Sole 24 Ore, 2019
  • Fëdor Dostoevskij, Tutti i romanzi, Sansoni, 1984
  • Anna Grigor’evna Dostoevskaja, Dostoevskij, mio marito, Bompiani, 2006
  • Alda Gallerano, “La “Madonna Sistina” e la Russia” in Antroposofia: 1996, n. 5, p. 268 sgg. e n. 6, p. 332 sgg., Ed. Antroposofica, Milano
  • Bianca Gaviglio, Raffaello, la Madonna Sistina e i russi, Lindau, 2020
  • Nikolaj Gogol’, Dall’Italia. Autobiografia attraverso le lettere, Voland, 1995
  • Vassilij Grossman, La Madonna a Treblinka, Medusa Edizioni, 2007
  • Viktoria Markova, Raffaello nella cultura russa in Raffaello la poesia del volto. Opere dalle Gallerie degli Uffizi e da altre collezioni italiane, a cura di Eadem, V. Markova, con la direzione scientifica di E. D. Schmidt, Mosca 2016 (catalogo della mostra, Mosca, 13 settembre - 11 dicembre 2016)
  • Antonio Paolucci, “Raffaello Sanzio a San Pietroburgo per ordine della zarina” in L’Osservatore Romano, 18-19 maggio 2009
  • Aleksandr Sergeevič Puškin, Моцарт и Салиери, 1830
  • Vincenzo Rizzo, “Tutto in uno sguardo. Dostoevskij, Grossman e la Sistina di Raffaello” in ilsussidiario.net

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